Contratti a termine: un passo avanti o due indietro?
Il 15 novembre 2024 è entrata in vigore la Legge n. 166/2024 di conversione del Decreto Salva Infrazioni che ha introdotto modifiche alla disciplina dei contratti a termine e, nello specifico, al regime sanzionatorio.
L’intervento trae origine dalla procedura di infrazione della Commissione Europa n. 2014/4231 che ha censurato l’Italia per l’assenza di misure efficaci volte a prevenire l’abuso dei contratti a tempo determinato, soprattutto nel settore pubblico con riferimento ad esempio agli insegnanti, al personale scolastico ed agli operatori sanitari.
Nonostante le critiche mosse dalla Commissione Europea abbiano riguardato il pubblico impiego, il legislatore italiano è andato oltre, modificando anche il settore privato, da sempre oggetto di ripetute riforme.
Per comprendere le novità occorre, però, fare un passo indietro.
Nel privato, l’art. 28 D. Lgs. n. 81/2015 prevedeva la sanzione della trasformazione del contratto a termine illegittimo in uno a tempo indeterminato nonché il risarcimento del danno per il lavoratore nella misura compresa tra 2 e 12 mensilità.
Scopo della norma era sia frenare l’utilizzo improprio di contratti a termine sia porre un limite alla tutela risarcitoria, contemperando così le esigenze imprenditoriali con quelle dei lavoratori.
Con la riforma introdotta dal Decreto Salva Infrazioni, confermata pochi giorni fa, il Giudice, ferma la trasformazione del contratto a tempo indeterminato, può ora condannare il datore di lavoro a corrispondere un’indennità risarcitoria anche superiore a 12 mensilità, a condizione che il lavoratore provi il “maggior danno” subito.
Quanto al settore pubblico, è stato, invece, inserito un parametro di riferimento, prima assente, per la determinazione dell’indennità risarcitoria che ora è compresa tra 4 e 24 mensilità.
Rispetto al privato è stato garantito un risarcimento maggiore poiché non opera la trasformazione del rapporto a tempo indeterminato.
Anche nel pubblico è stata fatta salva la possibilità di ottenere un risarcimento superiore qualora il lavoratore dimostri un maggiore danno.
Si tratta di modifiche di grande impatto perché se da un lato raggiungono lo scopo di contrastare l’abuso dei contratti a termine, dall’altro introducono risarcimenti potenzialmente illimitati, andando forse oltre le disposizioni comunitarie.
Abbiamo davvero fatto un passo avanti o piuttosto due indietro? Saranno le prime pronunce giurisprudenziali a chiarire la portata effettiva dell’ultima riforma.